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27-01-2023

Dietro le parole e i doveri del papa

Nell’intervista del 24 gennaio 2023 con Associated Press il papa Francesco dice “l’essere omosessuale non è un crimine”. L’affermazione immediatamente è acclamata da tutto il mondo “breaking news: an immense step forward” (sembra così immenso come è “immenso” il nostro Dio). Cosa volete di più: in una intervista il papa ha riformato la Chiesa cattolica (nella realtà virtuale). E per di più, ha proprio creato la sua nuova immagine di difensora e promotrice della “decriminalization of homosexuality worldwide”. Tutto il mondo capisce il messaggio così chiaro di questo incantevole comunicatore. Chi oserebbe contestualizzare le sue affermazioni, chi pretenderebbe analizzare le sue affermazioni volatili come parte di una possibile strategia comunicativa premeditata o chi cercherebbe solo di comprendere fino a che punto esiste la coerenza tra la realtà virtuale delle interviste e la realtà dei fatti della Chiesa che lui governa, sarà rifiutato come un “fuori della realtà”, un “risentito”, un “privo d’oggettività”. Perché smuovere le acque con le inutili analisi? Noi, popolo, siamo già accontentati, non vogliamo niente di più, per noi già è sufficiente ciò che il nostro papa Francesco ha creato nella realtà virtuale e, per dire la verità, non ci interessa la realtà dei fatti della Chiesa, che per di più non è la nostra competenza, e la conosciamo solo come è ricreata nella nuvola digitale dell’internet e riferita dai giornalisti. Il papa Francesco che è un genio di comunicazione e un esperto d’intelligenza emozionale, sa tutto ciò. Da maestro d’ambiguità ha creato già la maschera gay-friendly d’una Chiesa omofoba e adesso aggiunge la maschera dell’indiscutibile difensore delle persone omosessuali, o come dice lui nell’intervista delle “persone così (personas asì)”, che gli portano nelle udienze in piazza per le foto che devono servire da nuove “breaking news” nella realtà virtuale. Chi oserebbe discutere questa strategia come dannosa per i diritti umani delle persone LGBTIQ+, sarà neutralizzato. La strategia del papa Francesco è purtroppo assolutamente vincente: ha neutralizzato il reale processo di sanare il cancro omofobo (e misogino) della sua chiesa, creando una realtà virtuale, fittizia e volatile, che accontenta tutti: la realtà ricreata nelle sue interviste private (non atti ufficiali del suo governo). Ha neutralizzato migliaia di cattolici e cattoliche LGBTIQ+ che in nome della verità e in nome di Dio avrebbero il dovere di coscienza di suscitare nella Chiesa la rivoluzione, un nuovo “Stonewall” per esigere che il papa si sposti dalla realtà virtuale al terreno reale che ha dovere di formare con le sue decisioni. La maggior parte delle vittime della sottile omofobia della Chiesa di Francesco mettono oggi “like” sotto la “breaking news” delle sue dichiarazioni, ingannandosi che questo gli basta o convincendosi che è il primo passo dei futuri cambi reali (il primo d’infiniti passi che portano a nulla). Non si domandano se dietro ci fosse una strategia, considerando che da dieci anni fa la stessa cosa. È una strategia molto differente dei precedenti pontificati, ma con la stessa finalità: mantenerne lo status quo e neutralizzare la rivoluzione per i diritti umani nella Chiesa, cioè neutralizzare le vittime delle discriminazioni ecclesiali, perché non siano capaci di rivolgersi contro la propria persecuzione sistematica. Accontentarli affinché si accostumino a loro status quo.

Detto ciò, al regime digitale e post fattuale delle interviste del papa non si dovrebbe prestare l'importanza che si deve prestare alla realtà dei fatti. Le interviste muoiono con la morte del papa, esprimono i suoi punti di vista personali, emozionano chi è a favore, innervosiscono chi è contro, ma non cambiano nulla nella realtà, mantengono lo status quo, quel status quo omofobo che in realtà intendono in maniera velata, subdola e al contempo premeditata, di salvare, ma che digitalmente sembrano di negare o almeno mettere in dubbio. Di ogni pontificato rimangono le leggi e i decreti dottrinali fatti dal papa, non le simpatiche interviste. Quelle creano l’image pubblica, insomma quella maschera che deve incantare l’opinione pubblica del momento, i media e le stesse vittime della persecuzione ecclesiale, ma non cambiano nulla nella discriminazione istituzionale promossa dalla Chiesa. Tutti a favore dell’immagine creata digitalmente, che non corrisponde in alcun modo alla realtà dei fatti. Quella maschera, però, ha il potere “immenso” di neutralizzare qualsiasi cambio. L’opinione pubblica, oggi finalmente sensibile ai diritti umani calpestati, non domanda più con la forza adeguata un cambio della Chiesa omofoba e misogina, perché la Chiesa “virtuale” dell’interviste del papa Francesco ha convinto “tutti” di non discriminare più nessuno. Le vittime, come le persone LGBTIQ+, le donne, le persone eterosessuali alle quali si impone una morale sessuale inumana, etc., sono convinte che tutta questa persecuzione è già la questione del passato, è morta, come morto è Ratzinger. Mentre in realtà è perfettamente viva e sta bene, molto meglio che durante i precedenti pontificati: adesso elimina il nemico non con la forza diretta del potere, ma con l’inganno della comunicazione.

La strategia mediatica del papa è straordinariamente efficace. “Tutti” ricordano le sue interviste. L’analisi di ogni parola e ogni respiro sembra ugualmente attenta come l’esegesi dei testi sacri della religione. L’emozione degli usuari del Twitter per queste analisi è alle stelle, come se fosse la scoperta di una nuova Parola di Dio. Le interviste del papa sono quel che vale, non i documenti officiali omofobi che fanno parte del suo “magistero pontificio” (il potere d’insegnare e imporre come vere le cose che spetta solo al papa), come il divieto – emanato dalla Congregazione per la dottrina della fede sotto il papa Francesco – di benedire le coppie omosessuali, perché “non si può benedire il peccato” (2021). Nella sua ambiguità, l’incantevole comunicatore sarà capace di convincere il mondo che “i cattivi nemici del Vaticano” lo hanno pubblicato contro la sua volontà e l’opinione pubblica lo crederà, quando in realtà è una bugia. Il documento rimane nel magistero e rinforza l’omofobia istituzionale e sistematica della Chiesa, e le interviste volano, creano il momento d’inganno. Nessuno non si domanda come è possibile - in un regime autoritario, dove tutto dipende dal papa -, che lui – ingannato dai collaboratori che pubblicano cose contro la sua volontà –, invece di permettere i messaggi sibillini d’essere la povera vittima d’un complotto, semplicemente non cancella la pubblicazione e punisce il delitto d’ingannare il papa, che per noi cattolici è un delitto gravissimo sanzionato dalla legge canonica. L’opinione pubblica è incantata, perché il papa è buono e non vuole punire i responsabili, ma neanche cancella un documento ingiusto e criminale, che fa parte del suo “magistero”, che ogni cattolico/a ha il dovere di coscienza d’osservare. Certamente l’opinione pubblica non deve tenere chiarezza teologica che il “Responsum della CDF” è pubblicato solo ed esclusivamente come parola officiale del papa, secondo l’attuale legge canonica. Pretendere che questo decreto del suo governo non fosse “suo magistero” è una bugia, ma funziona molto bene nella strategia comunicativa: da una parte, si rinforza l’omofobia della Chiesa con i documenti officiali che fanno fede per la Chiesa e il suo futuro omofobo, e, d’altra, si smorza, si addolcisce la realtà con la realtà digitale delle interviste.

Nel campo della mia competenza teologica, in coerenza con le attuali scienze bibliche e naturali, ho indicato quale è il dovere morale del papa Francesco davanti all’attuale conoscenza scientifica sull’orientamento sessuale non eterosessuale, calpestata dal regime morale della chiesa. Lo ho fatto nel Prologo al rispettabile e teologicamente e biblicamente fondato Academic Statement on the Ethics of Free and Faithful Same-Sex Relationship (2021) pubblicato da Wijngaards Institute e facilmente trovabile sull’internet. Questa sarebbe la competenza e il dovere morale del papa: studiare l’attuale conoscenza scientifica e biblica sull’orientamento sessuale che urgentemente esige la correzione ufficiale da parte della Chiesa della sua morale persecutoria, ma il papa ha tempo solo per “incantare” i giornalisti con la sua strategia mediatica. La correzione dell’omofobia della Chiesa cattolica non arriva, ma viene coperta dalla nuvola digitale di dolci parole. Paradossalmente, così si salva lo status quo dell’ingiustizia esistente, rendendo la invisibile agli occhi dell’opinione pubblica. Insomma, la strategia delle interviste devia l’attenzione del vero dovere morale del papa Francesco e rinforza l’omofobia istituzionale della Chiesa.



Transcripción de la entrevista de AP con el papa Francisco:
Transcripción de la entrevista de AP con el papa Francisco | AP News