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16-03-2021

Who is who nel documento contro le benedizioni dell’amore omosessuale (15.03.2021)

Il papa Francesco

Il documento della congregazione per la dottrina della fede (= CDF) è sempre un documento del papa, che lo approva esplicitamente o implicitamente. Quando il documento del dicastero viene pubblicato significa che possiede l’approvazione del papa, almeno implicita. Il documento del 15 marzo 2021 ha l’approvazione esplicita e solenne del papa Francesco, che era concessa nell’udienza del 22 febbraio 2021. L’architetto principale del documento è dunque il papa. A lui viene inviato il progetto deciso dalla riunione dei cardinali della congregazione e lui può: approvarlo per intero, correggerlo o rifiutarlo. Può spiegare il perché della sua decisione, ma può non spiegare nulla, ponendo semplicemente “non approvato” e così l’iniziativa muore o viene congelata in attesa del prossimo papa. Qui il papa approva il documento e lo comunica nell’udienza al segretario della congregazione. Di solito un progetto del genere, prima di essere elaborato dalle istanze della congregazione, viene già discusso previamente con il papa, che ne dona ai superiori della congregazione l’approvazione all’avvio dei lavori in attesa di un progetto. Il papa, dunque, non è mai sorpreso da un documento da approvare, ma lo accompagna nelle sue tappe di preparazione. La decisione di pubblicare l’ultimo documento omofobo è chiaramente e formalmente (alla luce della legge vigente della Chiesa) una decisione del papa Francesco.


I vescovi tedeschi

Negli ambienti ecclesiali si fa capire che il testo del documento è preparato come risposta alle proposte dei vescovi tedeschi di benedire le unioni omosessuali (forse sono gli unici nella chiesa cattolica che hanno conservato il buon senso e che si sono confrontati almeno parzialmente con le scienze sull'omosessualità nei preparativi del sinodo tedesco, riconoscendo che si tratta d'orientamento sessuale e perciò si necessita una revisione della posizione ecclesiale ormai ideologica, a-scientifica), ma questa non è ne la vera ne l'ultima ratio del documento. Ai vescovi tedeschi (disobbedienti all'omofobia istituzionale obbligatoria) si poteva scrivere una lettera gentile (garbata nel suo stile), ma diretta, meno importante e meno universalista, che richiamerebbe la dottrina e le proibizioni vigenti e ormai ben conosciute, senza scrivere un nuovo documento magisteriale, che non solo ribadisca, ma rinforzi l’odiosa e irrazionale negativa. Una cosa è scrivere una lettera di correzione di una situazione concreta, l'altra è emanare un provvedimento di rango universale che ulteriormente istituzionalizza l'omofobia.

La vera ratio di questo documento sono gli imprecisi pronunciamenti privati del papa Francesco circa le persone omosessuali (nelle sue interviste), che lui vuole ora ufficialmente smentire, raddrizzando il tiro dell’omofobia ecclesiale, che con le sue dichiarazioni private non intendeva smuovere neanche per una iota. Ciò che intendeva era solo aiutare le vittime a stare sottomesse a quel sistema d’oppressione, il che ha raggiunto alla grande. Ora, non più come un intervistato di un giornalista (attività “non legislativa” che comunque occupa un grande spazio del presente pontificato), ma in quanto massimo legislatore della Chiesa, lavora per mantenete la struttura omofoba della religione, che lui presiede.

 

Il prefetto della CDF, cardinale Luis Ladaria

Lui firma il documento. Può essere il caso e anche segno della sua gestione più democratica della CDF il fatto, che giusto all’udienza dell’approvazione di un documento così importante da parte del papa no va personalmente lui a parlarne, ma invia il suo “vice”, il segretario Morandi [1]. Molto fa pensare che i puri casi non esistono e forse inviare il “vice” può essere anche l’effetto di un suo calcolo per mantenere la sua immagine (quasi per dire ai meno esperti dei palazzi: io non c’entro, io non c’ero, io ho solo firmato ciò che il papa ha deciso e mi ha imposto di firmare). Conosco il prefetto Ladaria, quando era ancora il professore e recensente della mia tesi di dottorato e poi segretario della CDF (il "vice" del precedente prefetto), cioè il mio superiore. Ladaria ha una gran abilità oratoria. Parla e spiega le cose molto bene e in diverse lingue, con una caratteristica particolarissima: sa parlare molto e mai non dire ciò che pensa realmente. Sa dire a ogni interlocutore giusto ciò che quell’interlocutore e in quel momento preciso vuole sentire. Una capacità ammirevole. Così nei suoi discorsi privati potrebbe sembrare che si rivela un semplice “franchista” di vecchia data, ma in una frase seguente potrebbe brillare anche come un aperto e tollerante “repubblicano”. Il problema è che le sue capacità comunicative in realtà sono utilizzate per essere un perfetto funzionario del sistema, che mai non si smuove dagli ordini del regime imposto, può essere il regime franchista, comunista o repubblicano, può essere un sistema che decide di difendere i diritti umani o che irride i diritti umani, lui lo servirà ugualmente, obbediente e compiacente, con un immenso sorriso, che rilassa gli interlocutori e anche confonde sulla presunta leggerezza dell’esistenza nel sistema. Non si tratta di un oggettivo e spesso sofferto servizio all’esigente verità, ma solo di un’esecuzione del sistema del potere attualmente vigente: Mi dicono d'essere riformatore - lo farò, ne ho la capacità teologica, sono un pregiato intellettuale, capace d’intendere la realtà e i segni dei tempi, dentro di me non sono un fondamentalista e mi piace discutere e, se voglio, vedo chiaramente le ingiustizie e le falsità istituzionali. Mi dicono di promuovere persecuzioni e discriminazioni - lo farò ugualmente nella mia prudenza d’adeguarmi al sistema istituzionale vigente e omettere di vedere e comunicare le sue ingiustizie e falsità. Tutto è per il sistema di turno che servo e con cui non discuto, ma obbedisco ciecamente e provo compiacere, procedendo nella carriera. Non è la forza della coscienza, ma l’abilità comunicativa che crea e, quando è necessario, nasconde la realtà.

Penso che da questi calcolati ambienti era venuta anche l’idea di fare recentemente suor Núria Colduch segretaria della pontificia commissione biblica (= PCB), dipendente pienamente della CDF. Si propone al papa questa donna, sapendo che la nomina contribuirà alla sua immagine del “papa femminista” (il “women-friendly”), senza toccare il sistema misogino. Si sa anche che la funzione del segretario della PCB in sé è più organizzativa, che decisiva e che effettivamente questa donna non cambierà nulla nel sistema, ma contribuirà efficacemente alla sua nuova immagine, che deve far tacere le femministe nella chiesa, le quali dovrebbero essere già contente e non chiedere niente di più per molto tempo. La segretaria, poi, si lascerà obbedientemente guidare, come vorremo noi, i suoi superiori maschi. Farà ciò che noi le diremmo, altrimenti non sarebbe stata nominata. In realtà il sistema utilizza le singole donne per poter continuare misogino ridipinto “women-friendly”. Le attuali istruzioni del sistema sono queste: dobbiamo fare di tutto per continuare nel maschilismo e patriarcalismo contro le donne, ma dobbiamo coinvolgere le vittime del patriarcalismo, ingannandole circa la nostra apertura. Card. Ladaria esegue questo lavoro a perfezione. Era lui a firmare uno dei primi testi come prefetto della CDF, sempre in accordo e con approvazione del papa Francesco, in cui in maniera retrograda e indegna di un grande teologo, come lui potrebbe sembrare, si scagliava contro le ordinazioni sacerdotali delle donne e ne ribadiva la proibizione di discussione teologica (cfr. “A proposito di alcuni dubbi circa il carattere definitivo della dottrina di Ordinatio sacerdotalis”, 29 maggio 2018). Mi domandavo in quel tempo, come questo uomo illuminato non avesse vergogna dei suoi colleghi e colleghe nel mondo, teologi e teologhe pensanti, firmando ora il testo di un fondamentalismo indigesto, incapace di riflettere e imponente proibizione di libertà di pensiero e di ricerca, che lui personalmente sembrava difendere. La vergogna non esiste, esiste il sistema che si serve di te e della tua intelligenza.

 

Il segretario Giacomo Morandi

È il numero due, il “vice” del prefetto della congregazione per la dottrina della fede. Si dice che è biblista. I suoi commenti omofobi nelle passate occasioni sono sempre molto chiari e non lasciano dubbi che il sistema non si muove. È così, perché Morandi non è un nemico fondamentalista del papa Francesco (di quei presunti eserciti armati di fondamentalisti che – secondo l’opinione pubblica – sono colpevoli del fatto che le riforme del povero Francesco non arrivano). Lui, come Ladaria, è stato nominato nella congregazione da questo papa riformatore. Lui in particolare è stato preso da fuori, da una diocesi italiana e non dalla burocrazia vaticana, per essere una sorta d’infiltrato del papa Francesco nella CDF. Gli amici LGBTIQ+ quando lo criticano per la sua omofobia, non devono dire che è una “vecchia guardia” contro il povero papa rivoluzionario, perché lui a pieno titolo è l’uomo di questo papa, la voce di questo papa. Canta ciò che vuole questo papa.

Adesso dal suo incontro con il papa del 22 febbraio 2021 porta in congregazione la bella approvazione pontificia del nuovo documento omofobo. Come consuetudine, lo firma anche lui insieme al prefetto Ladaria. Qui non c’è più la lotta curiale, che poteva essere prima tra il povero papa, che vuole le riforme, e la cattiva congregazione (del prefetto Müller), che le impedisce, ingannando l’innocente successore di Pietro e realmente lavorando contro di lui (d’altronde con il permesso del papa, che per molto tempo non ha cambiato Müller e quando lo ha cambiato non era perché impediva le riforme, ma per ben altre ragioni). In ogni caso, qui adesso c’è solo la congregazione e le persone che eseguono alla lettera gli ordini del papa. Non c’è alcuna dinamica della confrontazione, che a rigore potrebbe anche esistere in un’istituzione globale, in cui però il papa (il superiore massimo) ha sempre l’autorità, la forza e l’obbligo morale di dire no e di non lasciarsi ingannare dai nemici, che gli vorrebero far firmare le cose contro la sua volontà. Qui i nemici non esistono più. Qui si fa ciò che il papa vuole. Qui la CDF sta nella mano del papa, tutta sua, obbediente e compiacente. E forse questa è la disgrazia più triste.

Il sistema omofobo e misogino va avanti e prospetta bene. Oggi è più tranquillo e più sicuro, non deve tremare davanti agli oppositori dell’omofobia/misoginia, che nella chiesa sono stati disattivati o annullati dalla vincente tattica del papa Francesco. Tutti stiamo applaudendo il papa e lui ha già nominato da tempo i suoi due riformatori nella CDF. Pensanti, aperti e riformatori nella misura del necessario, come mostrano i fatti.

[1] Di solito, i prefetti dei dicasteri vaticani, per quanto possibile, evitano che all’udienza del papa vada il loro “vice” e vanno loro stessi, così mantengono il controllo diretto della comunicazione con il papa.

16.03.2021

(nella foto: al centro il card. Ladaria)