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03-01-2021

Stigmatizzare chi va in vacanza

La Chiesa Cattolica si autodenomina “esperta d’umanità” e in base a questa sua convinzione presume di poter e dover esprimersi praticamente su tutte le questioni umane. Anche durante la pandemia sta esercitando questa sua abilità. Vogliamo analizzare alcuni recenti contributi della Chiesa Cattolica alla lotta contro il Covid.
CCC, cioè il Covid e la Chiesa Cattolica.

(1) Stigmatizzare i pochi fortunati che vanno in vacanza

Il papa Francesco con la sua Chiesa vuole a tutti costi aiutare a superare la pandemia. Come ogni leader spirituale mondiale ha diritto e responsabilità di offrire gli insegnamenti di vita ai suoi seguaci. Il papa rappresenta una religione di più di un miliardo di fedeli, ma i suoi insegnamento arrivano ben oltre.

Nel messaggio del 3 gennaio 2021, in mezzo alla pandemia, invita giustamente di prenderci cura gli uni degli altri, però dice subito che c’è la tentazione di prendersi cura soltanto dei propri interessi. Lo illustra con un esempio, che deplora addolorato: “Ho letto sui giornali una cosa che mi ha rattristato abbastanza: in un Paese, non ricordo quale, per fuggire dal lockdown e fare le vacanze bene, sono usciti quel pomeriggio più di 40 aerei. Ma quella gente, che è gente buona, ma non ha pensato a coloro che rimanevano a casa, ai problemi economici di tanta gente che il lockdown ha buttato a terra, agli ammalati? Soltanto, fare le vacanze e fare il proprio piacere. Questo mi ha addolorato tanto”.

Una buona parte dei media, sospendendo il senso critico, applaude il papa. Forse, nel clima del populismo regnante, la notizia deve confortare la maggioranza delle persone che a causa delle restrizioni non possono partire per le vacanze e grazie al papa potranno sentirsi migliori e più giusti di questi “disgraziati” passeggeri “edonisti” dei 40 aerei.

Analizziamo questo messaggio morale, considerando che le parole del leader mondiale hanno un’enorme influenza: possono fare del bene, come possono fare molto male.

1. Il papa cita il caso di un paese, di cui non ricorda il nome. Quando uno formula una sentenza più condannatoria che giustificatoria, ha il dovere di ricordasi bene di che cosa parla. In moltissimi paesi semplicemente non si può viaggiare per le vacanze, dunque il caso citato sarebbe del tutto marginale. Ma ci sono effettivamente certi paesi dove la situazione sanitaria è considerata meno grave e dove non si vieta di partire per le vacanze, se uno trova il paese che accoglie i turisti. Perché a noi, cattolici, dovrebbe rattristare il fatto che quelle poche persone tornano alla normalità o godono di alcuni giorni di una certa normalità, grazie al fatto che i dati epidemiologici del loro paese e del paese delle loro vacanze lo permettono? Cosa c’è di male in questi pochissimi aerei partiti, considerando che una gran parte del traffico aereo è sospesa? Come un leader mondiale può pubblicamente creare un negativo sospetto o pregiudizio su un fatto che è invece un segno di speranza. Almeno 40 aerei sono usciti quel pomeriggio da un paese, di cui nome è ignorato dall’autorità religiosa che sta condannando quel fatto.

2. Il papa insinua un giudizio sui passeggeri di quei voli fortunati. Dice che è “buona gente”, ma si domanda se hanno pensato agli altri. La domanda è retorica: se avessero pensato a coloro che rimanevano a casa, ai problemi economici di tanta gente, agli ammalati, non sarebbero partiti. Però, loro pensano solo al “proprio piacere” e dunque non sono neanche "buona gente". Come un teologo, un pastore, un saggio, un leader mondiale può formulare un’aberrazione (im)morale del genere? Da dove la Chiesa, a nome di cui il papa formula un giudizio morale, sa che quella gente non ha pensato agli ammalati, ma solo al proprio piacere? Non può saperlo e non ha diritto di giudicarlo in questa maniera generalizzata. Il suo messaggio stigmatizza chi fa le vacanze durante la pandemia. Butta una luce negativa sulle persone che di principio hanno tutto il diritto di fare le vacanze, se questo non va contro le leggi d’emergenza sanitaria.

Il suo messaggio morale è una generalizzazione ingiusta e falsa. È possibile che qualcuno invece di pensare all’altro per cui ha una responsabilità morale, lo abbandona e privilegia i propri piaceri, ma generalizzare e insinuare che coloro che hanno preso una vacanza durante la pandemia, sono sospettosi di colpa morale, è ridicolo, ma anche profondamente ingiusto. È un comportamento ecclesiale deplorevole e gravemente disordinato!

È un messaggio che fa male alla società. Ci sono paesi e regioni che vivono del turismo e in questo tempo implorano che si riprenda a volare e che i turisti tornino al più presto (con la prova PCR fatta, mascherina, distanze mantenute e tutte le precauzioni necessarie). Cito solo un esempio: oggi nelle Isole Canarie gli alberghi invitano a venire a passare anche un mese durante la pandemia (a un prezzo addirittura abbordabile per diverse persone). La situazione epidemiologica nelle isole lo permette e chi li può viaggiare aiuta le persone che senza turisti, sono senza lavoro. Dove c’è il male morale, che rattrista la Chiesa cattolica, quando, per esempio, qualche coppia di pensionati "fugge" dalla pandemia del suo paese alle isole, dove l’incidenza del virus è relativamente bassa? Dove c’è il male morale se un medico o una infermera possono permettersi alcuni giorni di vacanza durante questi mesi durissimi spesi in un sacrificio straordinario per gli altri? Dove c’e il male morale o il sospetto di colpa nelle persone che possono partire per qualche giorno di vacanza, trovando riposo che si merita con il lavoro e così sostenendo l’economia e mantenendo le precauzioni necessarie per non andare contro la salute pubblica? Dove c'è l'inventato male di cui parla il papa?

Oggi i messaggi della morale cattolica, come questo; le sue indicazioni per aggiustare la vita, le condanne di presunti mali, i sospetti di colpa ed i pii consigli rappresentano più delle volte una irresponsabilità morale da parte di una potente autorità religiosa mondiale. I simili messaggi non solo sono contrari alla minima ripresa economica o al traffico aereo o alle vacanze, dove le condizioni sanitarie lo permettono, ma sono contro il fondamentale diritto umano a riposo.

L’etica della Chiesa cattolica, che il papa rappresenta, già da molto tempo ha perso contatto con la realtà umana, ha perso l'empatia per l’umano e così ha perso l’equilibrio del giudizio. Nella spontaneità dei suoi giudizi produce i veri “mostri” etici e teologici. Con facilità stigmatizza come colpevoli le persone, che non hanno colpa. Indica con il dito i nemici, che il suo popolo, cioè i fedeli cattolici e l’opinione pubblica, devono biasimare, censurare, addolorati e tristi come il loro leader morale. L’etica cattolica da tempo ha perso il criterio del bene e del male, del giusto e dell’umano. Il papa Francesco, che ha promesso che la sua Chiesa sarebbe diventata più prudente e cauta nel giudicare negativamente il mondo e l’umanità, ci fa pensare sul vero valore di queste promesse.

Si potrebbe considerare l’esempio di quel messaggio pontificio piuttosto banale o marginale. Forse in parte lo è, però mostra bene che la Chiesa ormai non sa e non si preoccupa di che cosa parla e che impone alle masse con la sua autorità. Questa volta non è neanche una intervista informale del papa, ma un discorso ecclesiale ufficiale. È una violenza ideologica, che abusa della sua autorità e del suo potere comunicativo. Purtroppo la Chiesa non sa di che cosa parla in molte questioni importanti della vita umana. Non presta adeguata attenzione all’analisi della realtà, alle circostanze, al sapere scientifico ed esperienzialedell'umanità, non lo conosce e lo banalizza. Generalizza i giudizi morali, che forse potrebbero essere giusti in un caso, ma assolutamente falsi in un altro. Con disinvolta facilità stigmatizza persone o situazioni, senza preoccuparsi delle conseguenze che creano i suoi messaggi, dei pregiudizi e delle falsità che si infondono nelle persone, alle quali arriva il suo messaggio. La Chiesa e suoi leaders parlano senza una dovuta verifica se ciò che insegnano con autorità è vero e giusto. Se in questo caso morale, non del tutto banale, del diritto alle vacanze durante la pandemia, il messaggio ecclesiale è falso e ingiusto, tendenzioso e populista, immaginiamo in altri casi.

Dobbiamo chiederci seriamente sulla responsabilità di un leader mondiale e della sua religione che i problemi umani e mondiali tratta con simile leggerezza di giudizio. Oggi sono censurati quei pochi turisti fortunati, ai quali fraternamente auguriamo “buone vacanze”, vergognandoci della nostra Chiesa irresponsabile.